Storia dimenticata di KL Auschwitz

fot. auschwitz.org
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Tante pagine furono già vergate per spiegare inspiegabile fenomeno del Campo di Concentramento Nazista ad Auschwitz. Vale soltanto la pena di menzionare l’origine del concetto realizzatovi cioè un progetto preparato nell’Ufficio dell’Alto Comandante di SS e di Polizia a Breslavia, presieduto dal SS-Gruppenführer Erich von dem Bach-Zalewski.

Il 14 giugno 1940 è avvenuto il primo trasporto dei detenuti dai motivi politici dal prigione di Tarnow (c’erano i polacchi). Si tratta di 728 persone, prescelte da Sicherheitpolizei (la polizia di pubblica sicurezza) e Sicherheitsdienst (il servizio di sicurezza di Reichsführer SS) di Cracovia. Sull’avambraccio gli vennero tatuati (secondo le usanze stabilite della istituzione) numeri da 31 a 758. Una curiosità: i primi trenta numeri furono occupati dai delinquenti criminali, venuti al campo il 20 maggio dal Sachsenhausen per coprire alcune funzioni secondarie. Gli SS gli informarono di dover trattare coi criminali polacchi1.

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Nel gruppo dei primi veri imprigionati (col numero più grande di 30), si trovarono tanti giovani uomini, catturati durante una prova di fuga verso l’Occidente d’Europa con desiderio d’esser ammesso alle Forze Armate Polacche in Gran Bretagna.

Il 10 giugno 1940 a una ditta di Erfurt, J. A. Topf, venne già elaborato e approvato lo schema del forno crematorio alimentato di coke, che avrebbero usato per incenerire i cadaveri dei deceduti nel KL Auschwitz. Quest’esempio dimostra che il comando di SS ricercava le migliori soluzioni in vista di presunto l’alto tasso di mortalità trai gli imprigionati polacchi nei campi di concentramento2.

Quando nel 1945 l’esercito sovietico occupò la terra di Żywiec, dove si collocava il campo e dove oggi possiamo visitarne i resti, i ritrovati detenuti venivano rilasciati da questo inferno nazista. Sembra ovvi che la storia di Auschwitz come campo di detenzione resterà d’ora in poi chiusa. Non era assolutamente così. Le forze occupanti sovietiche con la piena collaborazione del governo fantoccio iniziarono una spietata lotta con le truppe della guerriglia anticomunista. Il regime comunistico riprende una infrastruttura del SS per strozzare gli eroi polacchi che non accettavano la nuova realtà politica.

Secondo le notizie trasmesse dal New York Times (ne scriveva il suo corrispondente in Polonia Gladwin Hill) sul riaperto campo d’Auschwitz, (…) tutto il terreno è circondato con filo spinato in tensione. Il numero dei detenuti si calcola a circa 100 000. Le comunicazioni ufficiali parlano d’un migliaio dei prigionieri, ma gli ufficiali, nei colloqui privati, confessano che il numero risale al 60 o addirittura 80 mille e si tratta dei Volksdeutsch [i polacchi che durante la guerra adottarono la cittadinanza del III Reich]3. Il corrispondente continuava che si facesse una caccia e arresta le persone il cui unico reato sia il sospetto d’appartenere alla resistenza contro il regime.4

Il corrispondente da Washington inviato da Daily Mail confermava le novità del collega di New York Times costatando che cosiddetto governo provissorio di Varsavia ha riavviato il campo di concentramento di Auschwitz. Continuava, riferendosi alle cerchie ufficiali di Varsavia, confermando l’arresto dei soli polacchi germanizzati (Volksdeutsch), ma d’altrove si seppe degli altre migliaia internati per motivo di resistenza verso il regime comunista5.

Il Giornale del Soldato dell’Esercito Polacco in Oriente [Dziennik Żołnierza APW] pubblicò una lettera di ex-detenuto di Auschwitz (n° 809). Come scriveva, pensavamo che i campi tedeschi di concentramento scomparvero una volta per tutte. (…) Nel frattempo ad Auschwitz si è cambiato soltanto l’uniforme della guardia e un teschio di SS è stato sostituito dal falce e martello. Il campo si popolava di nuovo e, come nel 1940, i primi furono i Polacchi. Una terza del complesso enorme (mirato a 200 mille persone) viene occupata dai cittadini polacchi, soprattutto di Armia Krajowa [le truppe clandestine fedeli al governo di Londra] e le altre formazioni clandestine. Per non provocare i fermenti sociali vengono presentati come i Volksdeutsch, di solito travestiti con uniformi tedeschi con il segno V, mescolati con una certa dose di veri Volksdeutsch di terreno del Generale Governatorato [lo stato previsto come una riserva stabilita dai tedeschi per i polacchi con capoluogo a Cracovia]. Si nota la fame, il maltrattamento, le investigazioni brutali che subiscono per perire oltre il filo spinato malgrado la sua lotta sanguinosa con l’occupante tedesco svolta per 5 anni. (…) Il campo è sporco, pidocchioso, la canalizzazione non funziona, la luce soltanto per la guardia (chiamata dagli imprigionati gli SS russi), nel seppio elettrico e nelle torrette di avvistamento armate dalle mitragliatrici. I soldati russi rubano gli ultimi soldi, orologi, gioielli e addirittura le scarpe, dando in cambio i pezzettini di pane6.

I detenuti sostenevano, che c’erano tante persone di nazionalità ebrea, provenienti dal territorio di Russia, che dopo il 1945 facevano parte delle sentinelle del campo. Sappiamo anche che questi si trovarono pure nei gruppi di sorveglianti dei Campi Sovietici di Prigionia ove perdevano la vita le migliaia di polacchi secondo l’ordine di Stalin. Per esempio a capo di campo Świętochłowice-Zgoda, un filiale di Auschwitz, restava Salomon Morel7, sadistico comandante di provenienza ebrea. Nel 2005 Israel rifiutò la sua estradizione8.

Una storia tragica del campo di concentramento ad Auschwitz perdurava a lungo dopo la guerra sotto il comando dei sovietici, senza nessuna obiezione da parte del governo polacco che per niente fu in questo periodo indipendente. Non si può pensare di dimenticare la crudeltà del campo tanto peggiore da quello nazista, come salutava i neoarrivati Morel, per il rispetto ai nostri padri che non smisero di perire per la Liberta Nostra e Vostra anche dopo il riscatto portato dal “martello e falce” che rivoltarono infine contro i salvati…

1 Oświęcim. Hitlerowski obóz masowej zagłady, red. W. Michalak, p. 48.

2 D. Czech, Kalendarz wydarzeń w KL Auschwitz, Oświęcim-Brzezinka 1992, p. 14.

3 Straszna prawda. Jeszcze o Oświęcimiu, „Dziennik Żołnierza APW”, 1945, n°256, p.3.

4 „New York Times” zdziera czerwoną zasłonę. Oddane do druku po wyjeździe z Polski, „Dziennik Żołnierza APW”, 1945, n° 271, p. 2.

5 Straszna prawda. Jeszcze o Oświęcimiu, „Dziennik Żołnierza APW”, 1945, n° 256, p. 3; Służalcy Moskwy, stosując osławione metody hitlerowskie, wtrącili do Oświęcimia 60-80 tys.

6 Oświęcimski obóz śmierci wznowił działalność, „Dziennik Żołnierza APW”, 1945, n° 266, p. 3.

7 Obóż pracy w Świętochłowicach w 1945 roku. Dokumenty, zeznania, relacje, listy, wybór A.Dziurok, Warszawa 2002, p. 17-18.

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